FOTOGENIA NAPOLETANA
Andamento
lento, il racconto di una
città in cento immagini e un video - Otto artisti in mostra alla Spot home gallery
Ripensare
la tua città, soprattutto in tempo di Covid, attraverso un’esperienza di
lettura condivisa con altri amici artisti di diverse nazionalità, compagni di
viaggio in precedenti percorsi di ricerca, è un atto di coraggiosa sfida per Cristina Ferraiuolo. Non ci sono state negli
ultimi tempi occasioni di incontro, confronti vis à vis, le è sembrato così necessario
lanciare un progetto che andasse a superare l’impasse e proporre – non
dimenticando quanto vissuto - un punto di inizio. Andamento lento, il titolo della mostra collettiva
inaugurata il 4 febbraio negli spazi della nuova galleria Spot home
gallery in via Toledo n°68, è “una
storia di amicizia e fotografia di cui sono parte - dichiara Cristina,
ideatrice e curatrice dell’evento-. Ho scelto
di presentare una ‘famiglia’ di fotografi nella quale i legami affettivi si
intrecciano a corrispondenze artistiche, a un modo di immergersi nel mondo con
occhi e cuore aperti”. Gli artisti sono 8, compresa Cristina, con 100
immagini e una installazione audiovisiva ben distribuiti nello spazio dove il
padre, fotografo, aveva il suo studio, proprio di fronte al negozio di
fotografia - Spot 2 - da lui aperto che, per 35 anni, è stato il fulcro attorno al quale ruotava la famiglia.
Lo studio divenne nel tempo la casa di Cristina, il suo laboratorio, dove ha
vissuto e ospitato tanti amici, alcuni dei quali presenti nella mostra. “Pur consapevoli del generale stato di
incertezza e di sospensione, dopo aver rimandato più volte l’inaugurazione nel
corso del 2020, abbiamo deciso di aprire - aggiunge Cristina –. Diffondere arte e bellezza è un’urgenza. Una
galleria d’arte è un presidio di senso, deve esistere e resistere” e non a
caso Spot home gallery si presenta
anche come casa residenza. Spot non è
solo nome/omaggio al negozio paterno, ma luogo
fisico e mentale di promozione e diffusione del linguaggio visivo, inteso come
strumento di ricerca identitaria e riflessione sociale, fotografia d’autore che
mette in connessione varie realtà. Chi sono i giovani artisti compagni di Cristina
in questo viaggio? ‘sguardi ed obiettivi’ più volte premiati, ospitati in
alcuni dei più importanti musei del mondo, le cui opere e tecniche sono oggetto
di studio. Proviamo a conoscerli più da vicino.
Michael Ackermann, nato a Tel Aviv,
vissuto negli Stati Uniti, affascinato dall’India. Fu proprio a Benares,
Varanasi, fotografando il caos indiano, che fu sollecitato a visitare Napoli da
un curioso passante, città indicata come metropoli altrettanto caotica, città
dalla quale fu affascinato e dove ha soggiornato diverse volte dal 2000 al 2016
cogliendone le pieghe più oscure e tormentate, accomunandola ad altre realtà
simili, tutte sull’orlo di umani precipizi. Le foto esposte sono di quegli
anni.
Il
norvegese Morten Andersen con Untitled. Cities, il suo progetto di
metropoli fittizia, nel quale
sovrappone le immagini di diverse città europee, fra cui Napoli, per creare una
storia di spazi urbani fra cinema e letteratura.
Luca Anzani, con Amartema.
Napoletano, laureato in filosofia, si interessa alla fotografia come mezzo
espressivo, come linguaggio di sperimentazione, spingendosi ad utilizzare
materiali e strumenti di lavoro in disuso e formule chimiche di stampa inventate
con diverse proporzioni dei vari elementi.
Italia
è il titolo del libro che raccoglie l’esperienza fotografica, il Gran Tour
d’Italia dello svedese
Lorenzo Castore che con Sogno#5, video + commento di Irene Alison,
indaga una disfunzione mentale, la bipolarità, attraverso il canovaccio
dell’opera di Strindberg, Sogno appunto.
Ha chiesto ad alcuni pazienti bipolari di tornare a ‘recitare’ basandosi sulla riscrittura di Sogno varcando le soglie dell’ormai
abbandonato – da trent’anni circa - Ospedale Psichiatrico Leonardo Bianchi,
scavando nelle storie umane sedimentate in quei padiglioni, giardini, corridoi
in disuso.
Cristina Ferraiuolo è presente con un
progetto – anche libro – Stone Butterfly,
fotografie scattate fra il 2002 e il 2018 che, spiega, “sono un lungo viaggio emotivo ed affettivo alle radici della mia
identità, in quell’universo femminile in cui ho imparato a riconoscermi e che è
tutt’uno con la città stessa”. Figlio di un fotografo - il padre morì
quando aveva 2 anni – nato a New York ma ora residente a Berlino
Adam Grossman Cohen pone in mostra frames di filmati Super 8 girati a Napoli nel 1996 e nel 2000, un inno alla femminilità e alla sensualità che appartiene alla donna, ma anche alla Napoli/donna che il suo occhio scopre. Infine, il francese
Richard Pak con Les Fiancès, fotografie scattate a Napoli nel 2010 inserite nella serie Promessi sposi che riprendono la lunga fila di automobili in via Manzoni, nella parte affacciata sul golfo, spazi privati ospitanti, con i finestrini coperti con cura da fogli di giornale, amanti appassionati.
La
mostra, da non perdere, così come la elegante accoglienza della padrona di casa,
è visitabile su appuntamento fino al 30 giugno 2021 e per prenotarsi occorre
scrivere a info@spothomegallery.com .
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