BRIGIDINA E LE ALTRE

A Livorno, nel giardino de Le cicale operose, l’incontro con la bellezza del femminile.

Servizio di Rita Felerico

Esiste, nel centro di Livorno, città che si protrae sul mare in un tratto di costa punteggiato di isole, un giardino silenzioso e appartato, pronto però a ‘far rumore’ e a richiamare, per l’atmosfera che vi si respira, il desiderio del viaggio, viaggio interiore, viaggio di cammini. Punto di incontro, ospite di varie iniziative culturali, promotore di progetti di ricerca in più settori, il giardino de Le cicale operose ha accolto il 22 settembre scorso l’autrice Brigidina Gentile, presentando due suoi testi: Beatrice e Lei, psicodramma in tre tempi e un finale, e l’antologia L’altra Penelope – tessere il mito. Dobbiamo a Maristella Diotaiuti e Federico Tortora – coppia campana doc – la realtà di questo luogo di libero pensiero, dove non poteva mancare la voce di due ‘rivoluzionarie ‘ come Penelope e Beatrice Hastings. Introdotta da Maristella e dalla sottoscritta, Brigidina ha letto con emozione, punteggiata dalle loro note di riflessione, alcuni brani di ambedue i testi. E si è dialogato di corrispondenze, dei mirabili intrecci di tempo che legano le due protagoniste, solo apparentemente distanti.  Ciò che le unisce è infatti la diversità del loro esser donna, la loro opposizione ai  ruoli di conclamata, archetipa fissità del femminile ( il muliebre, quello dell’amante, della figlia, della moglie, della madre) , il loro mettersi in discussione, sfidando con  il coraggio delle azioni ogni pregiudizio, azioni che vanno a rompere l’iconografica  figura della DONNA, scrigno e luogo invece di creazione di un nuovo pensiero, di destrutturazione e ricostruzione dei miti e quindi del nostro passato, ovvero del nostro futuro. 

La parola della letteratura è lo strumento utile e necessario per diffondere la nuova semantica: “Mettere il mondo al mondo, ecco che cosa facciamo noi donne avendo cura di ricostruire il viaggio delle nostre parole. Le parole sono il nostro modo di pensarlo il mondo, il nostro modo per definirlo. Ogni volta che scegliamo una parola diamo ordine al caos mettendo al mondo il mondo……. Le parole fanno accadere le cose! Le parole sono vive!...” così nella pagina finale dice Beatrice Hastings rivolgendosi a lei /Brigidina/noi. Il testo è frutto di una serie di work in progress, di studi promossi proprio dal Caffè letterario, un lavoro che proseguirà a breve con un convegno. L’antologia L’altra Penelope, che si avvale di una bella prefazione della stessa autrice, raccoglie scritti, poesie, brani teatrali ispirati alla mitica figura di Penelope di autrici messicane, latino-americane, spagnole, italiane fra i quali segnaliamo quello dell’ultimo premio Nobel Louise Gluck, di Maria Grazia Calandrone e della domenicana Miriam Ventura che portano Penelope oltre ogni confine. Rimane la forza del mito: “Molti pensano che il mito sia un racconto distante, un’allegoria astratta della nostra cultura – scrive nella prefazione l’autrice – Invece il mito ci chiama e ci nutre, giorno dopo giorno e nutre la nostra biografia, prima ancora delle nostre letture”.  Rimane la forza della parola delle donne, come sempre, per raccontare del tessere, del fare e disfare la preziosa tela – misteriosa come il bisso – dell’esistenza.

Abbiamo rivolto alcune domande a Brigidina.

In che modo hanno fatto irruzione nella tua vita Penelope e Beatrice?

Penelope è entrata nella mia vita molto tempo fa e l’antologia L’altra Penelope è frutto di un lungo lavoro di ricerca e di traduzione. Beatrice è arrivata invece all’improvviso per una serie di strane, fortuite ma belle coincidenze e anche per la sorellanza che mi lega a Floriana Coppola. Quest’anno sono uscite quasi in contemporanea la nuova edizione de L’altra Penelope e la pièce teatrale Beatrice e Lei (entrambe per Officinedizioni, 2021). Sono due libri diversissimi, dove protagoniste sono le donne. Donne che con mezzi diversi fanno sentire chiara e forte la loro voce. Donne che tessono, donne che tramano. La tela di Penelope è infinita e non finirà mai di sorprendermi, di sorprenderci.

 Cosa accomuna Beatrice e Penelope?

L’attesa, la metis, l’astuzia.

Beatrice ha dovuto aspettare cento anni per essere finalmente riconosciuta non come l’amante di Amedeo Modigliani ma per il suo lavoro di giornalista e saggista nonché per la sua scrittura poetica e narrativa. Ricordo che Beatrice Hastings, incompresa e spesso denigrata dai suoi contemporanei è stata sempre ricordata e/o menzionata perché fu l’amante di Amedeo Modigliani (1914 - 1916) mentre Penelope è stata e viene ancora adesso quasi sempre ricordata come la sposa fedele di Ulisse dimenticando - volutamente - il suo importantissimo ruolo nella costruzione dell’opera e del mito. Entrambe sono donne che assecondano astutamente gli accadimenti anche se a loro avversi riuscendo a perseguire, lentamente ma inesorabilmente, la meta che si prefiggono.

Per tessere e stessere le attese Penelope ha usato il telaio, Beatrice la penna.

Qual è la 'qualità di queste due protagoniste che le giovani generazioni possono apprezzare?

La tenacia e la perseveranza. Entrambe non si perdono d’animo mai. Saper aspettare senza disperare è la loro forza. Come Penelope Beatrice non si è data mai per vinta.

La metis e cioè, usando le preziose parole di Corrado Bologna che ben la spiega, quella “capacità di aderire solidamente alla realtà in maniera complice, camaleontica, ambigua, duttile” perché “quella forza illusionistica, quell’astuzia e plasticità consentono la vittoria là dove nessuna soluzione o scioglimento si farebbe strada nell’intelletto comune”.

 

C.V.

Sono nata in aprile, il mese più crudele secondo T. S. Eliot, il più dolce per Geoffrey Chauser, e sin da piccola ho avuto una particolare fascinazione per la magia. I miei genitori erano del Cilento e mio nonno paterno sapeva togliere il malocchio. Anche per questo, forse, subito dopo la mia prima laurea ho perfezionato gli studi di antropologia culturale svolgendo una ricerca sul campo in Messico e precisamente nel Chiapas, dove ho conosciuto molti curanderos che mi hanno deliziato, e talvolta terrorizzato, con i loro racconti sulla magia bianca e nera. In seguito ho approfondito lo studio delle lingue ispanoamericane e sono ritornata nuovamente in Messico con il “Progetto Penelope, la Donna e il Mito nella Scrittura Ispano-Americana”. Da quel momento ho iniziato a tessere anche io insieme a Penelope sul telaio della poesia, del racconto e del romanzo, della prosa poetica e del teatro.

Amo scegliere le parole, tradurle in emozioni, e come traghettatrice di parole sono stata invitata a parlare di trame, orditi e traduzione in molte occasioni, in librerie, biblioteche e scuole: nelle università di: New York, Salonicco, Siviglia, Granada e Porto Rico; la Escuela Oficial de Idiomas di Cadice e i laboratori di scrittura creativa della Mid Manhattan Public Library of New York e della Casa delle Donne di Trieste.

Scrivo romanzi, racconti, poemie, e ho vinto con le mie creazioni anche qualche premio: sono particolarmente affezionata al primo premio di poesia: “Ipazia” 2011 e al primo premio di narrativa “Mimosa” 2015. Nel 2018, da una mia costola, è nata Ottawa G. che da personaggia è diventata mia amica nemica, figlia, sorella, antagonista, insomma una donna intra e indi/pendente. Se avete voglia di conoscere meglio sia me che Ottawa G., (insieme alle “nostre” creazioni, come, per esempio: Notturni à la carte; J’ai fatigué la salade. La vita è come un’insalata; Kika. La tombola della regina; Eros in soffitta e altri ibridi; L’altra Penelope. Tessere il mito; Beatrice e Lei. Psicodramma in tre atti e un finale), vi invito a navigare in questo sito: www.leteledipenelope.com  e anche in www.madamesalade.wordpress.com.

 

 


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