“La sposa del vento”, in scena al Teatro Tram la disperazione del pittore Kokoschka

Di Francesco Gaudiosi


Torna sulla scena del teatro TRAM di Napoli, nel fine settimana tra il 23 ed il 25 novembre, lo spettacolo firmato da Sergio Casesi La sposa del vento, vincitore del Premio di drammaturgia “Parole d’Arte” 2018, nell’ambito di un progetto del teatro TRAM e del festival Vissidarte, curato dal direttore artistico dello spazio di Port’Alba Mirko di Martino ed incentrato su un intero progetto scenico riguardante la vita di alcuni tra i più celebri pittori della storia dell’arte. La regia è stata affidata ad Andrea Vellotti, con la presenza sulla scena di Stefano Tosoni e Luna Romani.
Protagonista dello spettacolo è il tormentato pittore austriaco Oskar Kokoschka, personaggio enigmatico e complesso, lacerato internamente da una storia d’amore finita a causa della decisione della sua amata, Alma, a lasciarlo perché stanca delle sue gelosie e della necessità di possedere la donna e di vivere con lei a qualunque costo.
Ne deriva un amore disperato, in cui l’abbandono di Alma crea nel pittore un senso di disperazione e di privazione che porterà quasi alla follia l’artista, costringendolo a vivere nella povertà e allontanato anche dai suoi stessi amici. È nella reificazione della donna amata che Kokoschka trova la sua ragione di vita, il suo stimolo artistico che continua a tenere accesa la miccia della creatività. Ma la persona amata è ormai diventata oggetto del desiderio, frutto di un’immaginazione deleteria che compromette la vita e le potenzialità artistiche di Kokoschka.
Nella ricerca di un’arte assoluta come veicolo di amore universale, attraverso una ricerca spasmodica dell’oggetto amato, lo spettacolo vuole mettere in evidenza come spesso le dinamiche interpersonali riguardino non tanto l’amore in sé , bensì il concetto stesso di amore, in una visione dei rapporti umani che definisce l’impossibilità di raggiungere una connotazione perfetta dell’amore, essendo quest’ultimo un concetto ritenuto finito ed estremamente fragile, colmo di fragilità e desideroso di essere coltivato quotidianamente.
La regia di Vellotti restituisce una interessante visione della vita di Kokoscka, con delle scelte di regia ardite e talvolta particolarmente complesse. Si oscilla infatti da un minimalismo dominante in alcune parti dello spettacolo, ad una complessità di elementi sulla scena talvolta non immediatamente comprensibili allo spettatore. Lo spettacolo si avvale infatti di due validi interpreti, Stefano Tosoni e Luna Romani, con dei monologhi di Tosoni particolarmente intensi, oltre che alle coreografie sceniche di inizio spettacolo particolarmente apprezzate. Molto interessante l’impianto drammaturgico, con la figura di Alma sulla scena che restituisce intensità e emozione ai sentimenti del protagonista, in un crescendo di suggestioni che porterà poi l’artista alla follia. Alla frugalità di inizio spettacolo, in cui sono protagonisti i corpi, e quindi i personaggi sulla scena, si contrappone una fine dello spettacolo in cui dominano le musiche, vari oggetti di scena e un impianto scenografico complesso. Il lavoro è certamente interessante, ma necessiterebbe talvolta di una logica spiegazione, come nell’uso di una pistola di bolle di sapone sempre protagonista nel blocco centrale dello spettacolo.
La sposa del vento è nel suo complesso un lavoro interessante, con un notevole impianto drammaturgico ed una convincente prova attoriale, insieme ad una regia particolarmente ricercata e di sperimentazione che riesce in alcune parti piuttosto che in altre a raccontare la disperata vita di Oskar Kokoschka. 


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