Nell’intricato vetro si riannoda il tempo

Opere dell’artista veneto Mauro Bonaventura nella cavea del Museo Cappella Sansevero

di Rita Felerico

Da mercoledì 16 novembre a lunedì 16 gennaio 2023, il Museo Cappella Sansevero ospita la mostra. In vitro humanitas dell’artista veneziano Mauro Bonaventura nella cavea dove sono collocate le Macchine Anatomiche, volute dal Principe Raimondo di Sangro e realizzate insieme al medico palermitano suo amico Giuseppe Salerno. Sono due sculture in vetro colorato, Homo erectus e Flying; sembrano essere state in quello spazio misterioso e di meraviglia da sempre. Perché di meraviglia si vestono le opere dell’artista Bonaventura, di quello stesso stupore che appartiene e avvolge l’atmosfera della Cappella, come desiderava il Principe. Il vetro colorato dell’Homo erectus si aggroviglia, riluce e con i suoi nodi e intricati filamenti disegna con la leggerezza del materiale il percorso del sistema arterovenoso; posto fra le due macchine sembra rispecchiare la maestria della creazione appartenuta al Principe, quell’appassionata e frenetica ricerca della verità delle cose, quel desiderio di svelare chi e cosa veramente siamo. 

Il corpo sospeso, in volo, Flying, esplode nel suo rosso corallino, anch’esso formato da sottili tubi di vetro, quasi scomposto così com’è perso nel vuoto, suggerisce di ‘volare alto’, di essere leggeri, di innalzarci dai limiti e dai pesi umani, di superare le paure di questa terra e della morte.  “Mauro Bonaventura è sempre stato affascinato dalla macchina più misteriosa che Dio abbia creato, l’uomo - dichiara Jean Blanchaert, il gallerista, curatore e critico d’arte che accompagna l’artista. 

Tanto di cappello a Mauro Bonaventura - continua Blanchaert - che ha osato esporre in questo contesto. È come fare una mostra di pittura nella Cappella Sistina. 
L’artista veneziano, dopo otto anni di esperienza in una fornace tradizionale dove si soffia il vetro, rimane affascinato dal vetro a lume. Si tratta di una tecnica che si esegue seduti a un tavolo. Il materiale vitreo, in questo caso canne di vetro policromo di Murano (non vetro borosilicato), viene scaldato e modellato tramite la fiamma che esce da un cannello metallico collegato a una bombola che emette gas e ossigeno”. 

Ma le parole più efficaci sulla vicinanza dell’artista veneziano al Principe le ha scritte nell’introduzione al catalogo della mostra
Maria Alessandra Masucci, Presidente del Museo Cappella Sansevero: Quando ho visto le opere di Mauro Bonaventura, sono rimasta immediatamente affascinata dagli intrichi di quei corpi plasmati con “tecniche antiche, rigorosamente artigianali”, come egli stesso racconta. Al Principe – ho pensato – sarebbe piaciuto Mauro Bonaventura. Non solo per le affinità estetiche tra le sue sculture vitree e le Macchine anatomiche esposte nella cavea sotterranea della Cappella, o per il materiale in cui sono realizzate, oggetto frequente delle sperimentazioni di Raimondo di Sangro. Gli sarebbe piaciuto soprattutto perché Mauro Bonaventura è un artista che non delega, che fatica – come diciamo a Napoli – con le sue mani; proprio come il Principe che, nel chiuso del suo laboratorio, mescolava, scomponeva, fondeva, cimentandosi personalmente nel lavoro manuale; abitudine, questa, tanto più insolita per l’epoca se si considera il suo lignaggio.” Li accomuna così il ‘fare’ dell’arte, la fatica del conoscere e del saper parlare con le cose e delle cose che man mano si scoprono, artigiani del nostro sapere e del nostro modo di guardare il mondo, perché nulla di quello che si sa è valore assoluto e mai dobbiamo perdere il fuoco del desiderio di conoscenza, unico a renderci liberi da ogni costrizione e dolorosa passività.

Nel bel catalogo, In vitro Humanitas, pubblicato da Alòs edizioni  e in vendita presso il bookshop del Museo, i testi – in italiano e inglese – corredati da immagini di grande effetto e valore, racchiudono il significato di questo ‘magico’ incontro fra il Principe Raimondo e Mauro Bonaventura, di ciò che li accomuna e li distingue rispetto anche ad una ricerca del contemporaneo – non solo artistico -  che diviene a volte o molto astratta o molto materica , non privilegiando la strada di una carnalità/spiritualità più vicina all’idea alchemica del Principe e alla ricerca di ‘leggerezza’ del nostro artista. Il fuoco, la cannula fiammeggiante usata a mo’ di matita, il vetro fragile ma tramutato in forte materia, maneggiato con abili e veloci movimenti,  trasformato, piegato al desiderio delle forme volute. L’impossibile che diviene possibile, come nelle favole che narrano di noi alla ricerca delle verità attraverso la fatica della conoscenza e del lavoro sulle e nelle cose, per scoprire e donare bellezza.
 

Mauro Bonaventura collabora con numerosi artisti, tra cui Pino Signoretto, Massimo Nordio, Marco Nereo Rotelli e molti altri. Partecipa a numerose mostre soprattutto negli Stati Uniti. Recentemente una sua importante opera è stata esposta presso la GAA Foundation in occasione della Biennale Arte di Venezia 2017 e presso la XVI Mostra Internazionale di Architettura nel 2018. I suoi lavori sono esposti in importanti gallerie d’arte e musei di tutto il mondo, tra cui Corning Museum of glass, Carnegie Museum of Art, Glass Museum Alter Hof Herding, Hida Takayama Museum of Art.

 














Foto di Giuliana Calomino


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